Fisioterapia e malattie neurologiche: quanto conta l’approccio riabilitativo?

Le attività motorie del corpo umano sono comandate e controllate dal sistema nervoso, con un meccanismo naturale che non richiede particolari attenzioni. Quando però il sistema nervoso subisce un danno, per esempio a causa di patologie come il morbo di Parkinson, la Sclerosi Multipla o le forme atassiche, anche le capacità motorie risultano compromesse, portando a una limitazione dell’autonomia del paziente che non risulta più in grado di svolgere le più banali attività quotidiane.

Oltre al disagio nella difficoltà di compiere semplici azioni, la mancanza d’indipendenza spesso porta ad un marcato sentimento di insoddisfazione che sfocia nel peggioramento della qualità generale della vita del paziente. Per combatterlo e rallentare lo sviluppo della malattia, la fisioterapia risulta fondamentale.

Il ruolo del fisioterapista non è solamente quello eseguire programmi di riabilitazione, ma anche analizzare le problematiche psicologiche che esso comporta nell’insieme e cercare di ridurre il carico morale della malattia per pazienti, familiari e caregiver.

Per questo motivo, l’approccio del fisioterapista deve essere globale e prendere in considerazione tutti gli aspetti della vita della persona, dal lavoro, alle relazioni socio-familiari, allo sport. Solo dopo aver valutato tutti questi elementi rilevanti per la diagnosi clinica, si potrà attuare un programma di riabilitazione completo.

“Spesso accade che il trattamento con le terapie disponibili ha dei limiti nel ridurre i sintomi che più possono creare rischio cadute (camptocormia, freezing, disturbi dell’equilibrio, fluttuazioni motorie in off farmacologico), è quindi importante sapere che oggi anche i biosensori possono offrire un valido aiuto per contrastare tutto ciò.
Sappiamo ormai con certezza che le Vibrazioni Focali Impercettibili sono in grado di andare a stimolare il SNP creando afferenze verso il SNC in grado di migliorare i disturbi assiali (equilibrio) e la performance motoria. Il miglioramento di queste azioni della vita quotidiana è strettamente correlato alla capacità relazionale con effetti positivi sulle interazioni sociali e psicologiche.

La fisioterapia ed il fisioterapista sono in grado di aumentare queste informazioni con esercizi mirati al controllo propriocettivo, a ricostruire biomeccanismi cinematici che più si adattano ai bisogni del paziente nel suo mondo ed alle sue esigenze lavorative, di interazione sociale, sportive. L’esercizio terapeutico volto al bisogno reale comunicativo sociale.
Un consiglio importante è trovare dei gruppi di lavoro dove seguiti da un fisioterapista si potranno fare insieme esercizi per la coordinazione motoria, socializzare e condividere con altri le proprie esperienze (il parkinsoniano tende ad isolarsi) per combattere anche i sintomi non propriamente motori ma che affliggono ulteriomente il paziente. Migliorare infatti tutti gli aspetti non motori è anche lo scopo di tutto ciò.”

– Dott. Gianluigi Carioni, fisioterapista presso il Centro Fisioterapico Medico di Treviglio (BG).

Il ruolo della fisioterapia nel recupero è talmente importante che nel 1996 la World Confederation for Physical Therapy (WCPT) ha istituito la Giornata Mondiale della Fisioterapia, che si celebra ogni 8 settembre proprio per riconoscere il grande lavoro che i fisioterapisti portano avanti sia per i pazienti che per la comunità.

La fisioterapia si adatta ai bisogni del paziente, che mutano durante lo sviluppo della malattia. Il terapista deve valutare la potenzialità del soggetto, individuando i suoi limiti per poter puntare ad un cambiamento utile e possibile. Il fisioterapista non è solo colui che muove, ma colui che insegna al paziente come utilizzare le proprie risorse motorie residue per ottenere un miglioramento nella qualità della vita e nella propria autonomia nello svolgere le funzioni quotidiane.

Se, ad esempio, il paziente ha difficoltà nell’azione di mettersi le scarpe a causa dell’irradiazione in estensione degli arti inferiori o di un clono che impedisce l’azione, il fisioterapista suggerirà strategie e posture diverse, cercando di ottenere un cambiamento del comportamento motorio che dovrà divenire un’attitudine anche dopo la fine del trattamento riabilitativo.Il primo obiettivo della riabilitazione è quello di raggiungere il livello di autonomia più alto possibile, dopodiché si cerca di mantenere e consolidare i risultati raggiunti.

Nelle patologie neurologiche vascolari più conosciute – Ictus, Sclerosi Multipla, malattia di Parkinson – gli effetti più comuni includono alterazioni dell’equilibrio e del movimento, incapacità nel camminare, perdita dell’indipendenza funzionale. A causa della sensazione di fatica, la riduzione della forza e la difficoltà del cammino che può sfociare in cadute, il paziente tende a sviluppare uno stile di vita trattenuto e sedentario che può portare al decondizionamento aerobico e al sovrappeso.

A supporto della riabilitazione fisioterapica e della terapia farmacologica, oggi esistono ausili adeguati come il dispositivo medico Equistasi®, per aiutare il paziente a mantenere uno stile di vita attivo, che possono essere utilizzati durante le attività aerobiche e terapeutiche, per migliorare le sue capacità residue, aumentare la forza muscolare, la resistenza alla fatica e il tono dell’umore.

La terapia vibrazionale permette la stimolazione del sistema propriocettivo del paziente, aiutandolo a ricostruire la percezione del proprio corpo per l’esecuzione di movimenti più corretti, riducendo il tasso di cadute e migliorando l’equilibrio generale. I pazienti trattati con Equistasi® presentano progressi nella deambulazione, durante il compimento del primo passo, nella lunghezza del passo medio, nel doppio supporto a destra e a sinistra e un abbassamento del livello di fatica impiegato nel completare queste azioni.

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Equistasi® medical device è uno stabilizzatore posturale, indicato per il trattamento riabilitativo della malattia di Parkinson, Sclerosi Multipla e Atassia. La potenzialità del dispositivo di agire sulla propriocettività lo rende utilizzabile sulle persone in terza età e su patologie atassiche non degenerative, su pazienti pediatrici. Può essere utilizzato come supporto durante le attività sportive e nella terapia del dolore. Per maggiori informazioni, contatta lo Staff di riferimento.