Il tremore è solo Parkinsoniano? Storia del sintomo più conosciuto e riportato dai malati

Conosciuto e riconosciuto per essere uno dei sintomi d’esordio della malattia di Parkinson, il tremore è dovuto a problemi nelle aree più profonde del cervello preposte al controllo dei movimenti, ma non sempre connesse al disturbo.

Il tremore è uno dei più comuni disturbi del movimento, che può presentarsi nei soggetti sani sotto forma di tremore fisiologico oppure di natura patologica. Viene definito come un movimento ritmico e oscillatorio di un segmento corporeo, con una frequenza relativamente costante e un’ampiezza variabile. È causato dalla contrazione alternata o sincrona di gruppi muscolari antagonisti.

Nel 1998, G. Deuschl propone una classificazione del tremore, che lo differenzia in due tipi:
1. Tremore a riposo: è quello tipico della Malattia di Parkinson, che si attenua sino a scomparire durante un movimento volontario o il mantenimento di una postura. È ritmico, a bassa frequenza (in media 5 Hz), regolare, soprattutto ai settori distali degli arti.
2. Tremore d’azione: è quello tipico delle lesioni cerebellari e a sua volta può essere classificato in cinetico, quando compare durante un movimento volontario e posturale, quando ha frequenze in genere più elevate del tremore a riposo (da 5 a 20 Hz) e si manifesta ai settori distali degli arti e in quelli prossimali, capo e tronco.

La maggioranza dei tremori non ha una causa nota, anche se esistono forme che sembrano ereditarie o di natura genetica. In condizioni di salute “normali”, tutti possono manifestare in una certa misura episodi di tremore fisiologico, quasi impercettibili. Ad esempio, tutti hanno le mani che tremano leggermente se vengono tese in modo eccessivo. Tuttavia, un tremore normale può diventare più visibile in determinate condizioni e può preoccupare chi lo manifesta.

Il tremore compare o potrebbe comparire qualora si verifichino le seguenti condizioni:

  • Sclerosi Multipla
  • Ictus
  • Trauma cranico
  • Malattie neurodegenerative che interessano parti del cervello (ad esempio, il Morbo di Parkinson)
  • Assunzione di alcuni farmaci o stupefacenti
  • Abuso o astinenza da alcolici
  • Avvelenamento da mercurio
  • Ipertiroidismo
  • Insufficienza epatica o renale
  • Attacchi di ansia e panico

I circuiti principali del cervello, che collegano le aree cerebrali ai gangli basali, sono principalmente cinque: circuito motorio, circuito oculomotore, circuito associativo, circuito limbico e circuito orbitofrontale. Ogni circuito controlla una varietà di funzioni, le cui aree sono indicate dal nome. Nei soggetti sani, i circuiti funzionano senza intoppi. Ponendo maggiore attenzione al circuito motorio e alla sua funzionalità nei soggetti affetti da malattie neurodegenerative, come la Malattia di Parkinson, è stato sviluppato un modello concettuale che spiega cosa avviene quando si abbassano i livelli di dopamina, proprio come avviene nei soggetti parkinsoniani.

I gangli della base, normalmente, esercitano una costante influenza inibitoria su una vasta gamma di sistemi motori, impedendo loro di attivarsi nei momenti inopportuni. Quando si decide di effettuare una determinata azione, grazie alla dopamina, l’inibizione viene ridotta: elevati livelli di dopamina tendono a promuovere l’attività motoria, mentre un loro abbassamento richiede maggiori sforzi per compiere anche il più semplice dei movimenti, causando una condizione di ipocinesia. I farmaci utilizzati nel trattamento della malattia di Parkinson, viceversa, sviluppano un forte effetto dopaminergico portando i sistemi motori ad attivarsi nel momento meno appropriato, causando discinesia e quindi tremore involontario.

Tuttavia, non tutti i soggetti affetti da Morbo di Parkinson riportano episodi di tremore.

“Il tremore nel mio caso è un sintomo che compare solo in determinate situazioni e nel corso degli anni (oramai sono passati oltre 10 anni dalla diagnosi) ha mantenuto praticamente le stesse caratteristiche. Il tremore nel “mio Parkinson” è un sintomo “a riposo” che compare a fine dose, il mio neurologo la chiama fase di wearing off, e man a mano che il deficit dopaminergico aumenta il tremore diventa più evidente. Inizia con un’ampiezza ridotta ed alta frequenza e, mano a mano che peggiora, aumenta di ampiezza e si estende in modo molto fastidioso dagli arti superiori alla mandibola. Ho imparato, anzi mi è stato insegnato, che il tremore è anche molto legato alla fase emotiva e posso controllarlo in buona parte adottando tecniche di rilassamento e di respirazione. Assumendo la dose di L-Dopa, il tremore è il primo sintomo che scompare man a mano che il principio diviene biodisponibile. Posso aggiungere che la temperatura ambientale influenza sicuramente il sintomo, ne soffro sicuramente più di inverno che d’estate.”

– Giulio Maldacea, paziente con Parkinson e presidente dell’associazione We Are Parky.

In base all’anamnesi e agli esiti dell’esame obiettivo, il medico curante solitamente è in grado di identificare la causa del sintomo. Se il tremore inizia improvvisamente o è accompagnato da altri sintomi neurologici, se il soggetto colpito ha meno di 50 anni e soffre di tremore ma non ha un’anamnesi familiare confermativa, occorre rivolgersi subito a uno specialista.

Nel caso di tremori fisiologici, alcune semplici strategie come evitare le circostanze che li scatenano sono sufficienti per ridurre la manifestazione del sintomo, fino alla sua scomparsa. Nel caso di tremori derivanti da altre patologie, esistono trattamenti farmacologici e riabilitativi che è possibile seguire. La scelta dipende dalla condizione scatenante del sintomo ed è successiva al consulto medico.

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