Equistasi® stupisce per la versatilità delle sue applicazioni: oggi anche nello spazio
Dopo anni di studi sperimentali in ambito di nanotecnologia, che hanno attestato i benefici del dispositivo Equistasi® nel miglioramento della qualità di vita dei malati di Parkinson, Sclerosi Multipla e Atassia, nonché per gli sportivi, è tempo di volgere rinnovata attenzione a nuovi scenari applicativi del dispositivo medico e ipotizzare utilizzi vantaggiosi per gli astronauti nello spazio.
Equistasi® è un dispositivo medico indossabile e innovativo, basato su tecnologia vibrazionale, che si applica come un cerotto (pesa solo 0,17 grammi e misura 1×2 cm) e autoproduce vibrazioni meccaniche focali impercettibili, trasformando in pochi secondi l’energia termica del calore emesso dalla pelle in energia meccanica vibrazionale. Si tratta di uno strumento multi applicabile dallo stesso paziente, non soggetto a scadenza e che non presenta effetti collaterali.
Agendo sul controllo motorio e sulle alterazioni del tono muscolare, Equistasi® è in grado di migliorare in modo sensibile l’equilibrio di chi soffre di Parkinson, la coordinazione motoria degli arti, la deambulazione e la fluidità del linguaggio dei pazienti affetti da Atassia e Sclerosi Multipla, nonché il miglioramento del gesto atletico e la razionalizzazione delle energie negli sportivi.
Ma il metodo Equistasi® non è circoscritto esclusivamente alla sfera clinico-patologica: oggi interessa anche gli astronauti che passano lunghi periodi nello spazio.
Space Magazine, autorevole rivista nel settore spaziale, ha dedicato una pagina a Equistasi® dalla penna di Silvia Butera, sottolineando come la funzionalità del dispositivo riprenda principi già noti nei primi anni Novanta, quando esisteva uno strumento utilizzato per fare ginnastica nello spazio: la pedana vibrante. In quegli anni, per gli astronauti non era possibile stare in orbita più di 120 giorni, in quanto, la permanenza in microgravità, provoca una serie di adattamenti nel corpo, soprattutto a carico delle ossa e dei muscoli, in seguito ai quali i tessuti si atrofizzano e perdono forza. Per ovviare a questo limite, due scienziati sovietici inventarono la pedana vibrante che permise a due astronauti russi di restare nello spazio per ben 450 giorni. Tra i principali benefici che ne ricavarono c’erano il miglioramento della forza massimale ed esplosiva, della capacità respiratoria e della mineralizzazione ossea.
I ricercatori Equistasi® hanno innovato l’impostazione classica, con l’obiettivo di creare un dispositivo che fosse un’ulteriore evoluzione della pedana vibrante, molto più piccolo e comodo, adatto a tutti, immediatamente efficace e capace di autogenerare una vibrazione focale meccanica che, stimolando i centri motori superiori, ottenesse un migliore rendimento dei comandi nervosi preposti al reclutamento muscolare.
Se la scoperta è stata poi utilizzata in ambito medico come supporto nelle terapie di pazienti affetti da malattie neurologiche, non si può certo dimenticare da dove è partita la ricerca. E se si tratta di un’evoluzione della pedana vibrante, benefica per gli astronauti dei primi anni Novanta, allora il dispositivo Equistasi® può senza dubbio essere utile agli astronauti di oggi per combattere l’ipotrofia muscolare e la decalcificazione ossea che si producono durante i viaggi spaziali. Col vantaggio di poter essere indossato sotto la tuta, in maniera autonoma e come uno strumento quasi invisibile che non influisce minimamente sullo svolgimento delle attività quotidiane.
Il grande lavoro di ricerca clinica e tecnologica che ha portato alla nascita di Equistasi® e ha permesso il miglioramento della qualità di vita delle persone affette da malattie neurodegenerative, guarda al futuro e si apre a nuovi settori, studiando nuove strade per l’utilizzo delle vibrazioni meccaniche nei voli spaziali di lunga durata, con la promessa di favorire la permanenza degli astronauti nello spazio e agevolare il periodo successivo al loro ritorno sulla Terra.